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Quando non è il ransomware a mandarti in tilt: i disastri naturali e la perdita dei dati

15 Luglio 2025 - Cyber security

Quando non è il ransomware a mandarti in tilt: i disastri naturali e la perdita dei dati

Negli ultimi tempi si parla tantissimo di ransomware – ed è giusto così – ma c’è un’altra minaccia che continua a mettere a rischio le aziende, e di cui si parla molto meno: i disastri naturali. Pioggia, allagamenti, incendi, terremoti… la lista è lunga. E quando arrivano, rischiano di mettere seriamente fuori gioco la tua infrastruttura IT e – peggio ancora – i tuoi dati. Vediamo insieme qualche dato e, soprattutto, cosa si può fare per evitare il peggio.
📊 I numeri parlano chiaro

1 interruzione su 3 è causata da blackout elettrici
Non serve un uragano per perdere l’accesso ai dati. Basta una semplice interruzione di corrente per provocare danni: file persi, lavori interrotti, hard disk danneggiati.

Il 40-60% delle piccole aziende non riapre dopo un disastro
Lo dice FEMA (l’agenzia americana per le emergenze). E chi riapre, spesso chiude nei due anni successivi. I motivi? Troppi dati persi, troppi giorni fermi.

9 aziende su 10 che subiscono un fermo falliscono entro un anno se non riescono a ripartire entro 5 giorni. Sì, possono bastare 5 giorni di stop per compromettere la tua attività. Più tempo passa, più i costi salgono… e non tutte le imprese riescono a reggere l’urto.

Solo 1 azienda su 4 si dice preparata a un disastro naturale
Anche dopo eventi devastanti come l’uragano Sandy, molte aziende non si sono attrezzate per affrontare un’eventuale replica.

🌍 Non solo catastrofi epiche

Quando pensiamo a “disastro naturale”, immaginiamo subito uragani o terremoti. Ma spesso sono pioggia intensa, incendi (anche piccoli) o perdite d’acqua a causare i danni più subdoli.

Ecco alcuni esempi:

Incendi: oltre al fuoco, fumo e acqua degli impianti antincendio possono devastare server e dispositivi.

Allagamenti: anche una semplice perdita dal soffitto può compromettere un’intera sala server.

Tempeste e nevicate: blackout e danni strutturali improvvisi.

E con i cambiamenti climatici, questi fenomeni non faranno che aumentare.

💡 Come proteggersi davvero

La buona notizia? Qualcosa si può fare – e anche senza diventare meteorologi esperti.

Ecco le strategie principali:

✅ Backup in cloud
Mai affidarsi solo a backup locali. Se l’ufficio si allaga, tutto è perso. Con la replica nel cloud, puoi ripristinare i dati da qualsiasi luogo.

✅ Backup virtualizzati = ripartenza rapida
Alcuni sistemi ti permettono di avviare i backup come se fossero macchine virtuali. Anche se perdi fisicamente i server, puoi tornare operativo in un tempo breve.

✅ RPO brevi (Recovery Point Objective)
Più spesso fai il backup, meno dati rischi di perdere. Ma occhio: il sistema deve reggere backup frequenti.

✅ Protezione dell’infrastruttura fisica
Antincendio senza acqua, sensori di umidità, gruppi di continuità, barriere antiallagamento… tutto può fare la differenza.

✅ Un piano di Disaster Recovery chiaro
Chi fa cosa, quando, come si recuperano i dati, quali sistemi si riattivano per primi. Non improvvisare: scrivilo, condividilo, testalo.

🎯 In sintesi

I disastri naturali non sono la causa più comune di perdita dei dati (errori umani, malware e guasti hardware sono ancora più frequenti).
Ma quando colpiscono… fanno male. E spesso non c’è una seconda occasione.

Investire in un sistema di backup ibrido (locale + cloud), testato e pronto all’uso, è il modo migliore per proteggere il lavoro di oggi – e la sopravvivenza del tuo business domani.

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